Il ritorno di Mia: undici giorni di silenzio

 

Ci sono storie che iniziano con un attimo. Un attimo di distrazione, un rumore improvviso, una porta socchiusa. Ed è in quell’attimo che il mondo può capovolgersi. Così è iniziata la storia di Mia, una gattina persiana di dieci anni, scomparsa il 3 ottobre dall’Hotel Campanello di Castelnuovo del Garda, dove si trovava in vacanza insieme ai suoi umani, Andrea ed Elena.

Era una serata tranquilla, nulla lasciava presagire il caos che sarebbe seguito. In pochi istanti Mia è uscita dalla stanza al piano terra e si è volatilizzata nel buio. Nessuno l’ha vista scappare, nessuno ha sentito un rumore. Era semplicemente… sparita.

Sei giorni di paura e nessuna traccia

Le ricerche sono iniziate subito, ma il tempo, quando si smarrisce un animale, diventa un nemico. Passano ore, poi un giorno, poi due. Nessun avvistamento. Nessuna segnalazione credibile. Nessun indizio che lasci sperare.

Trascorrono sei giorni. È allora che arriva la richiesta d’aiuto: ci contattano con urgenza. Le possibilità che una gatta persiana domestica sopravviva sola così a lungo sono poche, quasi nulle, ma rinunciare non è un’opzione. Il 10 ottobre arriviamo sul posto: io e Sole, la mia compagna di lavoro, un cane da Mantrailing addestrato per seguire tracce olfattive anche molto vecchie.

La pista spezzata

Il contesto dell’hotel non offre grandi possibilità di nascondiglio: terreno aperto, pochi rifugi, niente spazi sotterranei. Iniziamo subito il lavoro. Sole individua rapidamente una sola direzione, chiara e decisa: la traccia porta all’esterno dell’hotel e termina nella piccola piazza antistante.

E lì si interrompe. Nessuna prosecuzione. Nessuna deviazione. Nessun proseguimento logico.

È il tipo di traccia che lascia pochi dubbi:

da lì in poi, Mia non si è allontanata con le proprie zampe.

Le immagini che confermano il sospetto

L’hotel ci permette di visionare i fotogrammi delle telecamere di sorveglianza. Le immagini mostrano Mia nella notte della scomparsa: vaga confusa davanti alla porta della stanza, torna indietro più volte, sembra cercare disperatamente un modo per rientrare. Poi esce dall’inquadratura. E sparisce.

Non era fuggita lontano. Non aveva scelto la strada. Era rimasta nei dintorni finché, a un certo punto, qualcosa – o qualcuno – l’ha portata via.

Una ricerca ostinata

Nonostante la pista interrotta, non ci fermiamo. Discriminiamo ogni locale dell’hotel accessibile, controlliamo la vicina colonia felina, verifichiamo ogni segnalazione. Tutto negativo. Cambiamo approccio: si passa alla ricerca indiretta e al lavoro sul territorio.

Affianchiamo volantini e diffusione massiva di informazioni grazie anche all’aiuto prezioso di Anna e Cristina dell’Associazione Bau. Ogni piccolo segnale viene controllato. Nessuno porta a Mia.

Finché, undici giorni dopo la scomparsa, arriva un messaggio improvviso:

“La gattina è qui.”

Il ritorno che nessuno si aspettava

È sera quando riceviamo la comunicazione da un responsabile dell’hotel. Dice di aver visto Mia. Nello stesso punto da cui era scomparsa. Dopo undici giorni di assoluto silenzio.

I proprietari arrivano immediatamente. Bastano pochi minuti e Mia compare dal nulla. È lei. Ma con un dettaglio inquietante: è in perfette condizioni. Il pelo è pettinato, senza nodi. Non è denutrita. Non è disidratata. Non mostra i segni tipici di un gatto che ha vagato solo per giorni.

Portata subito in clinica, i veterinari confermano: sta bene.

 

Questa storia non è solo il racconto di un ritrovamento. È la dimostrazione che la determinazione, la collaborazione e il metodo possono cambiare il destino di un animale scomparso. Anche quando tutto sembra perduto. Anche quando il silenzio fa paura. Anche quando la verità non è comoda.

Perché chi ama, cerca. Sempre.